Come superare il lutto per la morte di un animale domestico?
Vorrei tornare su un concetto già espresso in passato, per chiarirlo meglio: il lutto per la morte di un animale domestico.
Quello che a volte rende penosamente insuperabile un momento difficile, che sia un lutto, la fine di una relazione affettiva, una fase lavorativa complicata, ecc… è non poter condividere questo momento con nessuno, sentirsi soli, inascoltati. Condividere di per sé non garantisce l’archiviazione rapida di una fase ‘no’, sia chiaro, ma certamente aiuta a chiarire, elaborare e trasformare le emozioni. Dapprima aiuta a trasformare le emozioni in pensieri, e poi, auspicabilmente, in piani di azione.
Un esempio significativo di quanto intendo dire è quello che è avvenuto in seguito agli attacchi terroristici dell’undici settembre del 2001 per gli abitanti di New York e per tutti gli americani. Quella terribile esperienza ha avuto una lunga serie di conseguenze. A livello politico due guerre e diversi rimaneggiamenti nelle relazioni con altri stati; a livello economico numerosi scossoni sulle borse di tutto il mondo, e sui piani industriali di molte aziende multinazionali, che sono stati superati solo diversi mesi dopo; a livello più concreto e organizzativo dei cambiamenti di regole e modalità del viaggio aereo, cambiamenti tuttora non superati; a livello artistico e culturale decine e decine di film, libri, concerti, mostre, aste di cimeli, riconoscimenti al corpo dei vigili del fuoco di New York, e tante altre reazioni e ripercussioni, che ora mi sfuggono, ma che certamente chi legge avrà ben presenti. In conseguenza di questa enorme mole di reazioni, i newyorkesi sono stati segnati dagli eventi di quella mattina meno di quanto molte persone vengano segnate ogni giorno da eventi dalla portata, se vogliamo, meno eclatante. E questo perché gli americani, e in particolare i newyorkesi, hanno avuto la possibilità di parlare a lungo tra di loro e con gli altri, di quanto successo, delle loro paure e delle loro angosce; Hanno avuto modo di documentare con fotografie, ricordi, impressioni, quella giornata drammatica, hanno sentito il calore e la vicinanza di milioni di cittadini del mondo, e infine hanno percepito con straordinaria chiarezza quali conseguenze politiche, militari, ed economiche sono discese da un attacco di tale portata. Il loro dolore, in altri termini, non è stato inascoltato. Ed essi hanno, inoltre, modulato una nuova narrazione di gruppo, anzi di popolo, a quanto avvenuto.
Per tante persone, invece, questo non è possibile. Nella vita quotidiana non si ha sempre la fortuna di poter condividere i drammi, e soprattutto nel condividerli di creare una nuova narrativa che li comprenda. Avete mai assistito a quelle discussioni di gruppo dopo un funerale, in cui viene ricordato il defunto attraverso aneddoti della sua vita, che riguardano anche le persone che li raccontano?
Ecco, quello è un tentativo di narrare la storia che verrà, ovvero quella di cui questo defunto non farà parte, mettendo delle premesse che dicano che no, egli ne farà parte eccome, perché egli sarà sempre nella narrazione di chi racconta quell’episodio, perché è nella sua vita. Affermando che il defunto farà sempre parte del mondo emotivo di chi racconta, viene in qualche modo gettato un ponte sul vuoto di memoria che sarà, e viene costruita una nuova identità di cui farà inesorabilmente parte anche il defunto: viene negata la morte, mantenendo per sempre in vita quella persona dentro alla mente e al cuore di chi parla.
Dicevo, in tantissime occasioni manca la rielaborazione in una relazione, e le persone sentono inespresso un loro dolore.
Una di queste occasioni è quella della morte di un animale domestico. Essa rappresenta molto spesso un lutto largamente non risolto, cosa testimoniata, come ho detto altrove, dal fatto che raramente un secondo animale sarà della stessa razza del primo, né tantomeno avrà lo stesso nome.
La perdita di un piccolo amico prefigura la fine di almeno due elementi nella vita di una persona: le abitudini e una relazione. Tale perdita è vissuta generalmente nella solitudine: parenti e amici, infatti, tendono a minimizzare la portata del lutto, ritengono (e probabilmente non per mancanza di sensibilità) che al più con l’acquisto di un altro animale si potrà superare brillantemente l’impasse.
Le abitudini: chi ha un cane ha delle routine consolidate che probabilmente entrano a fare parte del suo equilibrio, perché chi ama il proprio cane ama anche tutte le cose che fa insieme a lui. Così con un altro cane può darsi che le abitudini non siano più le stesse, gli orari, per esempio, o il negozio degli alimenti, o altro.
La relazione: un animale domestico è un compagno di vita. Restano dentro milioni di frammenti di memoria, condensati in un flash, in cui si ricordano quegli occhi, o il suono delle zampe che scivolano sul pavimento quando suona il campanello. Si è creata una relazione, non c’è che dire, profonda e personale: per esempio si arriva a prevedere ogni sua mossa, ogni suo comportamento: il gatto che salta sul letto al mattino, il muso del cane sulla gamba quando ti servono un piatto al ristorante, ecc… . E’ proprio questa relazione che non verrà mai raccontata, sono quei comportamenti previsti che fanno di una conoscenza un’amicizia.
Il lutto per un animale domestico è la perdita di una serie di abitudini, ma anche di una relazione stretta con un amico silenzioso. E meriterebbe più che qualche battuta buonista.