Life in the fast lane: storie di guida pericolosa

La guida pericolosa è uno dei quei comportamenti poco prudenti che un po’ tutti hanno attuato almeno una volta.

Avere invece sempre condotte al limite, temerarie o incoscienti, giocare a sfiorare il pericolo, essere sfacciatamente sconsiderati è tutta un’altra cosa. Alcuni individui più di altri ne fanno una filosofia di vita: la sfida al pericolo per loro è un modo di essere, un biglietto da visita.

Tra queste condotte mi focalizzo proprio sulla guida pericolosa perché mi sembra la più interessante: il pericolo che essa crea, infatti, non coinvolge soltanto chi la pratica, ma anche il resto della collettività, dal momento in cui il conducente si muove nel traffico tra altre auto.

L’aspetto che per primo vorrei mettere in evidenza riguardo alla guida pericolosa è quello relativo al ‘controllo’. Sottoporre noi stessi ad un rischio ha chiaramente in sé qualcosa di anti conservativo, tuttavia nel farlo abbiamo anche l’illusione del controllo, e di riflesso della conferma della capacità di controllo, per esempio di un pericolo più grande che invece non riusciamo a gestire.

Mi spiego meglio con un esempio. Gli adolescenti sovente guardano film dell’orrore o leggono romanzi gialli, thriller o simili, costume che magari abbandonano con il passare degli anni. Essi attraversano una fase in cui sono travolti dagli eventi e in cui nulla è sotto il loro controllo. Ecco, nel leggere piccoli racconti del brivido, o nel guardare e riguardare film horror di cui conoscono la trama, è come se sperimentassero il controllo, che invece per altri aspetti non hanno. E’ come se dicessero a loro stessi, ‘su questa cosa gigantesca che mi sta succedendo io non ho nessun potere, ma invece per altre cose sì, sono in grado di controllare emozioni, angosce e paure molto profonde che possono nascere dentro di me.’

Allo stesso modo credo che molti di coloro che attuano comportamenti pericolosi, come quelli alla guida, vivano la stessa sensazione. Il vuoto, l’angoscia, il dolore insopportabile per traumi, perdite o ferite ancora dolenti viene in qualche modo spostato, e la narrazione individuale della sconfitta da ciò che non è riusciti a controllare diventa per un attimo la narrazione della vittoria. Una vittoria di Pirro, se vogliamo, fatta a scapito di tutti quelli che rischiano di restare coinvolti.

Ma pur sempre una narrazione vincente, e a volte per la nostra mente è già qualcosa.