Mi chiamo Fabio Convertino, sono psicologo del lavoro e delle organizzazioni e psicoterapeuta a Torino.
Ho iniziato la mia carriera occupandomi di criminologia e studiando i trattamenti risocializzativi dei detenuti. Come psicoterapeuta, ho approfondito i legami tra ansia, depressione e affetti, e mi sono a lungo dedicato ai disturbi dell’alimentazione.
Ho collaborato con testate giornalistiche come esperto di psicologia dello sport e di problematiche legate alla competizione sportiva e alla gestione organizzativa di un team.
Da oltre dieci anni mi occupo di psicoterapia con pazienti psichiatrici, focalizzando la mia attenzione sul concetto di trauma, in un’ottica di psicoanalisi relazionale alla luce dei recenti studi in neuroscienze e neuropsicologia del profondo.
Relazione è il termine chiave per definire la mia psicoterapia.
‘Relazione’ è la parola d’ordine della psicoanalisi contemporanea dopo la crisi degli anni Ottanta, e anche la colonna portante della svolta del cognitivismo costruttivista, teoria a cui devo moltissimo. In una relazione ciascuno di noi forma la propria identità di individuo, in relazioni a chi ci circonda esprimiamo le nostre caratteristiche peculiari come individui, a causa di una o più relazioni frustranti o patogene entriamo in crisi o non riusciamo a riemergere dopo una fase negativa. Di conseguenza è giusto che sia in una relazione, quella col terapeuta, che affrontiamo il disagio, ne frantumiamo le precondizioni, e cerchiamo di costruire le basi per una ripartenza più soddisfacente.
Il mio approccio si muove all’interno della cornice delle neuroscienze, in particolare in quella neurofisiologia del profondo di cui la neuropsicoanalisi è a mio avviso la punta di diamante. La metafora neurologica è diventata un obbligo in psicoterapia dopo la scoperta dei neuroni specchio: è l’unica che ci spieghi con chiarezza la plasticità del nostro cervello, e autorizzi ad affrontare con fiducia qualunque forma di disagio.
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