Fobie

Tutti conoscono qualcuno che non prende l’ascensore o detesta le gallerie. I problemi legati all’ansia sono molto diffusi, ma la cosa peggiore per chi ne è vittima è che gli altri tendono a svalutarli, persino talvolta dileggiarli. ‘E’ arrivato quello che non prende l’aereo’, ‘Andiamo in campagna, ma non diciamolo a … che ha paura dei ragni’.

Sovente le reazioni altrui sono quelle di una battuta impropria, di un sorriso, di una svalutazione. Ma il soggetto vive una  tragedia. C’è una sorta di piacere sadico nel dileggiare qualcuno che abbia una fobia, perché ci si sente superiori, forti, si sente di avere del potere sull’altro. Inutile dire quanto questo sia scorretto, ma nel mondo c’è sempre chi fa scorrettezze, tanto più nelle compagnie di amici o nei team di lavoro. Questo discorso, poi, si amplifica quando si parla di una persona di successo. Questi individui certamente rispettati e ammirati, sono molto spesso anche invidiati: facile  trovare chi metta in risalto una piccola difficoltà, giri il coltello nella piaga, amplifichi un’insicurezza. Ricordo una famosa diretta tv in cui le componenti della staffetta femminile italiana alle olimpiadi incolpavano della sconfitta una di loro, l’unica che correva anche da sola, evidenziando certe sue difficoltà.

Le persone con problemi di ansia vanno spesso incontro ad una condizione molto specifica: da una parte si ritirano dal punto di vista relazionale, aumentano le distanze, perdono la fiducia negli altri e nel poter avere delle relazioni significative. Dall’altra idealizzano delle relazioni come ‘salvifiche’, ad esempio con dei vecchi amici, o con dei luoghi, oppure ancora con gli ansiolitici, da cui poi faticano a staccarsi.

Il soggetto con attacchi di panico o fobie tende così a non uscire di casa senza la ‘copertura’ del farmaco. Lo tasta nella tasca interna della borsa, controlla l’orologio per la prossima somministrazione, e soprattutto si guarda bene dal fare parola ad alcuno. Le conseguenze si possono immaginare.

Ci sono persone che cominciano a vivere una frattura tra il pubblico e il privato, tra il loro essere in mezzo agli altri e il loro essere dentro casa.

Dalla fobia si può passare al pudore, alla vergogna, e in alcuni casi anche al senso di colpa. Così quello che può sembrare un sintomo isolato, come la paura del tram affollato, del cinema o del concerto, diventa fonte di vergogna, perché tutti gli altri ci vanno senza problemi, e invece la persona in oggetto non lo può neppure dire.

All’intelletto umano, le cause dei fenomeni sono inaccessibili nella loro totalità. Ma il bisogno di ricercare le cause è insito nell’anima dell’uomo. E l’intelletto umano non riuscendo a entrare nell’infinità e complessità delle condizioni dei fenomeni, si aggrappa al primo e più accessibile punto di riferimento e dice: ecco la causa.
Lev Tolstoj