Categoria: Psicoterapia

  • Quali sono gli stili materni? Mother Superior, un tipo di madre invadente (e disfunzionale)

    Quali sono gli stili materni? Mother Superior, un tipo di madre invadente (e disfunzionale)

    Non tutte le madri ‘presenti’ sono invadenti, non tutte le madri invadenti sono necessariamente disfunzionali. La vulnerabilità percepita può indurre la madre a perpetrare un accudimento eccessivo nei confronti del figlio, un accudimento che in alcuni casi può diventare controproducente allo sviluppo del figlio stesso.

    Alcune madri dispongono e pianificano le tappe di crescita dei figli. Non alludo al naturale desiderio di una madre di vedere un figlio laureato o con una buona posizione lavorativa, e che pertanto fa delle pressioni per la scelta di un corso di studi o di un contratto di lavoro. Intendo quel tipo di atteggiamento che sia insieme minatorio e denigratorio, e per lo più preverbale, non totalmente esplicitato. In base a questo atteggiamento un individuo ha bene presente che cosa la madre approverebbe e cosa no, ancora prima che ella lo esprima.

    L’invadenza disfunzionale in questi casi diventa intrusione ed estrazione parentale, ovvero il mettere dentro ai figli parti che non siano loro, ed estirparvi parti non apprezzate. Una delle conseguenza più disastrose dell’invadenza disfunzionale è che si può scaricare sull’individuo, sulla famiglia che egli si crea, o ancora sui suoi figli. in questi casi ci troviamo di fronte ad un figlio che riesce a ‘bypassare’ l’invadenza della madre ingombrante su di sé, ma la ‘scarica’ sulla compagna/compagno o sugli eventuali figli.

  • L’abbandono e le sue implicazioni

    L’abbandono e le sue implicazioni

    Quando l’abbandono descrive la ripetizione di un trauma passato è certamente più doloroso e difficile da superare. Quelle che chiamiamo le separazioni premature, o perdite precoci (early losses) scavano nell’individuo una solitudine carica di ansie, angosce e sensi di colpa.

    All’inizio, come diceva Freud, un bambino sceglie una figura di riferimento e la investe di energie vitali, per orientarsi nella crescita e identificarsi in un modello vincente. Quando la perdita riguarda questa figura fondamentale il bambino si trova davanti al baratro dell’ignoto. A questi bambini può servire molto tempo per definire la propria identità senza una figura simile, ma la cosa peggiore è che quando nella loro vita vivranno un altro abbandono (non fatevi illusioni, ci passiamo tutti) la ripetizione potrà scatenare i fantasmi di un tempo. O se preferite la metafora neurologica, l’attivazione di quelle aree sottocorticali potrà fare emergere le stesse sensazioni della separazione originaria.

    Una seconda implicazione è quella della teoria su di sé. Quando l’abbandono viene letto attraverso la lente della colpa, ovvero ‘Sono stato abbandonato perché non sono abbastanza buono, ho fatto qualcosa di sbagliato’ o simili, la ripetizione dell’abbandono riattualizza la teoria su di sé. Una teoria su di sé è talvolta una narrazione interna silente e preconsapevole, un insieme di sensazioni non del tutto esplicitate che conducono però a conclusioni rigide e definitive del tipo ‘Se anche questa volta sono stato abbandonato, allora è proprio vero che non valgo, non sono degno di amore’ e simili. Questo tipo di narrazione interna basata sulla colpa può condurre l’individuo a percorrere strade diverse: da quelle riparatorie, (ad es. volontariato) a quelle che mirano a colmare o spegnere il vuoto (shopping compulsivo, dipendenze, e simili).

    Ripetizione della perdita precoce e riattivazione di una certa teoria su di sé sono pertanto due delle principali implicazioni dell’abbandono.

    Ce ne sono altre, ma le metterò a fuoco in un secondo momento.