Web e psichiatria: la patologia mentale ai tempi di Internet.

Il web ha cambiato molto anche la patologia psichiatrica. Se in un precedete contributo ho segnalato una progressiva ‘frammentazione’ del sé dell’uomo contemporaneo, in parte anche a seguito della diffusione di Internet, evidenze cliniche mi portano a ritenere che nella sofferenza mentale stia avvenendo l’esatto opposto: le opportunità del web aiutano i nostri pazienti a compattare il loro psichismo. 

Su Internet i pazienti trovano conferme alle loro tesi e incontrano persone con interessi simili: questo certamente significa un irrigidimento delle strutture mentali, ossia (in teoria) l’opposto della guarigione, ma essi hanno l’illusione di essere più padroni di loro stessi, più protagonisti del loro tempo, in definitiva più integrati nella società (che biasimano).   

L’utilità paradossale del delirio  

Personalmente sono convinto che il sintomo abbia un significato, e il trattamento non debba ridursi alla cura del sintomo, ma comprendere e cambiare le ragioni che hanno portato alla formazione di quel sintomo. Facciamo un esempio: una persona vicina al matrimonio sviluppa un disturbo da attacchi di panico. Grazie al contributo dei farmaci (molto importanti) migliora, ma se non si chiede per quale motivo ha sviluppato la sintomatologia proprio in prossimità delle nozze, potrebbe superare il problema solo parzialmente.  

In ambito psichiatrico le cose stanno all’incirca nello stesso modo: la sintomatologia ha (il più delle volte) un senso nella storia del paziente. O comunque ha un senso l’attaccamento che quel paziente ha a quel particolare disturbo, il perché egli non riesca a superarlo. La sintomatologia garantisce un equilibrio, patologico, sofferente, ma pur sempre un equilibrio, che in altro modo potrebbe venire meno.

Un altro esempio potrebbe essere questo. Un giovane insiste nel ritenere che da bambino veniva ripetutamente rapito dagli alieni, e che durante questi rapimenti, condotto su una navicella spaziale, gli alieni facevano esperimenti sul suo corpo. In seguito, crescendo, egli si è sentito investito di una tale o talaltra responsabilità, per cui, poniamo, sia a conoscenza della presenza aliena tra noi, ma che debba tollerarla o favorirla per il bene comune, o per una qualche altra motivazione. Supponiamo ora che nel corso del trattamento emergano ricordi traumatici che fanno pensare ad abusi sessuali infantili da parte di alcuni vicini di casa. E supponiamo ancora che si scopra che fu in seguito alla visione di un cartone animato che il bambino cominciò a costruire una verità alternativa. Ecco, secondo voi era più bella o no la storia degli alieni?

Quindi attenzione ad aggredire il sintomo psichiatrico, perché la sua utilità potrebbe essere paradossale. Mentre nel caso degli attacchi di panico prima del matrimonio è auspicabile una forte alleanza tra terapeuta e paziente contro la sintomatologia, perché interesse di entrambi è che il paziente la superi al più presto, le cose stanno in maniera molto diversa in ambito psichiatrico. 

Il paziente psichiatrico è talvolta affezionato, legato, al suo quadro. Lo difende a spada tratta, non è disposto a riconoscerlo come patologico. In questi casi non è funzionale tentare in ogni modo di smuovere questa posizione, perché è difensiva. Può darsi che un paziente non si senta ancora pronto per prendere coscienza di certe cose, e potrebbe essere deleterio insistere. 

Internet: tutte le risposte

Il web è la democrazia delle idee. In rete tutte le idee hanno pari dignità, pari visibilità, e soprattutto possono venire reperite in ugual modo. Tutte, non importa che siano giuste o sbagliate, pertinenti o no, realistiche, verosimili, fantasiose ecc… . I pazienti navigano in rete, e come leggono le nostre pubblicazioni, leggono anche i contributi di chi conferma le loro teorie, quali che siano. Questo aspetto è fondamentale per farli sentire cittadini di serie A. Perché, questo è un tema enorme nel mondo psichiatrico, troppo spesso il paziente si vive come un cittadino di serie B, un diverso. Ed è proprio la società a farlo sentire diverso, e non solo perché a volte lo mette sotto tutela. E’ incredibile, ma il paziente cardiopatico, o diabetico, ecc … non è così avulso dal contesto sociale come quello psichiatrico. 

Questa dunque la mia tesi: rispetto a quelli del passato, i nostri pazienti, grazie ad Internet, sono un po’ più coesi al loro interno, più integrati in un ingroup di amicizie e conoscenze, e nel complesso, di conseguenza, si sentono meno ghettizzati. Proprio perché facendo rete, costruendo un ‘noi’ contro di ‘loro’ si danno man forte a vicenda. La conseguenza, sia chiaro, come ho già detto, è l’irrigidimento delle loro difese, ovvero un allontanarsi dalla guarigione, come verrebbe immaginata dai curanti. Ma credo che non sia un’eresia affermare che nell’epoca di Internet i pazienti psichiatrici siano più felici di quando nei manicomi erano confinati al pianterreno, e l’unico contatto con l’esterno erano le visite dei parenti al sabato. Basaglia docet.