Il perfezionista

Alcuni individui sono ossessionati dall’eccellenza. Questo atteggiamento, alla lunga, è controproducente, perché può fare emergere ansie e frustrazioni. Inoltre, richiedere agli altri di adeguarsi a standard molto alti, potrebbe incrinare la relazione che abbiamo con loro.  


Eccellenza vs sufficienza  


Gli estremismi, in genere, sono rischiosi. Sapersi accontentare è cosa saggia, ma, per esempio, puntare sempre solo alla sufficienza, può essere sintomo di paura. Il  risultato base garantisce di evitare il fallimento, ed equivale alla certezza di non essere inferiori a nessuno: insomma, è una forma di difesa. Inseguire la perfezione, di contro, può essere una gabbia. Alcune persone cercano l’eccellenza in tutto quello che fanno, e sentono un senso intimo di insoddisfazione se questa non viene raggiunta.   


In alcuni casi la ricerca spasmodica della perfezione ha un che di stucchevole e ridondante. A scuola, o all’università, una tesina deve essere ben curata e approfondita, deve avere le note, le citazioni e la bibliografia completa. Ma altri elementi come le grafiche mobili, i capolettera dorati o i ringraziamenti ai docenti, sarebbero un di più dissonante. Allo stesso modo le assemblee di condominio vengono convocate con una lettera, che ultimamente viene girata anche via mail. Ma se l’amministratore facesse un gruppo WhatsApp, e convocasse in diretta tutti gli assenti, la cosa sarebbe vissuta come un po’ intrusiva. 



Approvazione e Insicurezza  


Così alcune volte, dietro alla ricerca della perfezione, c’è il bisogno di approvazione. La cosa di per sé non è negativa, tutti abbiamo bisogno di consenso, o ogni tanto di sentire qualche “bravo”. La differenza la fa il disagio. Il perfezionista nutre un’ insoddisfazione profonda per il suo operato, se questo non possiede alcune caratteristiche. Inoltre è molto severo verso se stesso, al limite di non sapere riconoscere la bontà di quanto realizzato. Il perfezionista, in definitiva, potrebbe avere vari gradi di insicurezza di sé, o delle sue capacità, ed è per questo che il suo lavoro deve rasentare la perfezione. 

Se il perfezionista da un lato va incontro ad ansia, depressione, disturbi del sonno, ecc…, dall’altro rischia di rovinare rapporti interpersonali, proprio per la sua tendenza a pretendere dagli altri sempre e solo il massimo.

Il racconto che queste persone fanno di loro stesse, un racconto che probabilmente arriva dalla loro infanzia, ossia di poter sempre dare un po’ di più, e di non essere mai state brave quanto avrebbero potuto, è un racconto che tendono a rivolgere sugli altri, in termini di aspettative o pretese. 
Ed è così che il perfezionista crea prima dentro di sé, e poi al di fuori, tensioni e malumori. Perché fa vivere tutti, costantemente, sotto il giudizio tirannico della perfezione. 

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