‘Non ti amo più’. E poi? La morte dell’Io dopo il Noi.
Rabbia, odio, vendetta.
La fine di un amore porta sempre con sé un corollario di parole (e azioni) dettate dal rancore e dalla disperazione. In molti casi la delusione distrugge tutto quello che di buono è stato vissuto e costruito insieme: sogni, progetti, ambizioni.
Qualcuno arriva a provare desideri di vendetta. Essere stati giocati, messi alla berlina, traditi, provoca reazioni viscerali estreme, che possono esprimersi sul web, (revenge porn) oppure attraverso scontri verbali o fisici.
In ultimo c’è l’Altro, il terzo incomodo. Ritenuto, a torto, il vero responsabile della fine della relazione, anche il terzo vertice del triangolo è fatto oggetto di attacchi più o meno diretti, e più o meno mediati. La rabbia che porta a generare queste reazioni, però, non è nulla se paragonata al vuoto che accompagna la fine di alcune relazioni.
Io, Noi e l’angoscia di morte.
La vera tragedia è la fine del ‘Noi’. Vivere insieme significa ragionare a due, pianificare per due, e questo alla lunga potrebbe essere rischioso. La fine di un amore svela l’esistenza autonoma (dimenticata) dell’Io, che per quanto possa allacciare relazioni con altri, resta un individuo separato. Ciascuno di noi è un essere differenziato portatore di posizioni individuali, non necessariamente sempre coincidenti con quelle della coppia.
Perdere di vista questa differenziazione, ossia annullare la propria identità personale a vantaggio dell’identità di coppia, è la causa principale del terrore di perdere l’altra persona. Per fare un esempio si possono citare i gruppi musicali di grande successo. Sovente capita che non tutti i componenti di questi gruppi siano perfettamente allineati con il genere artistico che li rende famosi, ma che anzi per fare parte di quel gruppo abbiano incanalato, deviato, le loro competenze e i loro interessi in funzione di quel genere. Tutti sappiamo di come questi gruppi siano attraversati da tensioni molto forti, proprio a causa delle decisioni sulla linea artistica da tenere. Se i membri non riescono ad esprimere la loro individualità, può capitare che lascino il gruppo, e che seguano carriere individuali. In altre parole, fino a quando i membri si annullano per aderire alla linea del gruppo, va tutto bene, ma non appena si accorgono che la linea del gruppo diverge troppo da quella individuale, le tensioni cominciano a essere sempre più forti.
Per questo alla fine di una relazione la cosa che spaventa maggiormente è trovarsi spogli: non avere un’identità se non quella di coppia, non avere una propria individualità se non associata a quella di un’altra persona. Questa paura assomiglia da molto vicino all’angoscia di poter morire da un momento all’altro. Perché cos’altro è la morte psichica se non accorgersi di non esistere ?